
“IMMAGINA DI ESSERE IN GUERRA”: come mettersi profondamente in gioco!
Ne, Biblioteca Scolastico Civica Hugo Plomteux , è il 9 febbraio, in tarda mattinata. Un’esperienza può davvero arrivare alla parte più profonda di noi… Ed ecco che, per la presentazione di un libro, si avviano verso lo spazio teatro, entrandovi uno per volta, quindici ragazzi, i più grandi della Scuola dell’obbligo di Ne. L’argomento è impegnativo:”Immagina di essere in guerra”, come dice il titolo di questa storia “all’incontrario”, scritta da Janne Teller e illustrata da Vebeke Jensen, Feltrinelli Editore: noi in guerra, che dobbiamo scappare da qui, la nostra terra, per avere scampo, chiedendo rifugio all’Egitto. Un incipit non scontato.
Cerchio di ragazzi in penombra, nel sottotetto. Stanno bendandosi l’un l’altro e Samir, uno di loro, si china tenendosi la testa tra le mani: la questione lo tocca molto, con tutta evidenza. Quattro di loro sono appena dietro, sbendati. Su poco più delle dita di una mano gli spettatori, defilati, immobili e silenziosi.
Daniela Carucci, animatrice, inizia a leggere il libretto con un mini- megafono un po’ gracchiante, proprio perchè in poco tempo trasporta nel clima di guerra. Poi via via passa il mini-megafono e il libretto, col segno, ai quattro ragazzi sbendati, perché proseguano un po’, a turno. Il racconto si snoda chiaro e rapido: proprio noi con la necessità di andare altrove, cercando come rifugiati ciò che sta chiedendo chi arriva: possibilità di vivere, l’ indispensabile… Il tempo della lettura scorre in un attimo e si tolgono le bende. Una ragazzina è rossa in viso e ha gli occhi umidi. Tutti sono concentrati e come giunti in terra straniera: scrivono sulle bende cosa han provato durante la lettura…Poi devono trovare un modo per comunicare e salutare, ma non conoscono le parole del posto; provano con i gesti, il contatto e si alzano per dire con questa modalità: ne esce quasi una danza, tanto sono belle e armoniche le movenze, battendosi magari anche i piedi l’un l’altro, ad esempio, nell’incontro. Siedono i ragazzi e dalla valigia, dove sono state raccolte, tolgono una ad una le bende; ciascuno ne legge una, anche scritta da altri; qualcuno aiuta una compagna col dito, e con rispetto non si sostituisce a lei, aspetta che finisca… Ne vengono emozioni, paura, timori…Dopo si raccolgono con parole chiave, scritte su pezzi di cartone, le idee emerse e i cinque temi individuati dai ragazzi:
LA CASA, cosa vuol dire. Dov’è ? Lasciare casa…
LA GUERRA, il dolore, le ferite, la paura di morire…
LA PERDITA delle persone care, degli amici, di ciò a cui si tiene…
LA LIBERTÀ, cos’è; cosa significa, la conquista della libertà…
LA DISCRIMINAZIONE.. Avere paura di essere considerato diverso, di non essere accettato per quello che si è…
Suddivisi in gruppi i giovani decidono se rappresentare uno dei cinque temi con un racconto, un’intervista, un quadro-fotografia con protagonisti loro stessi, immobili, o con una drammatizzazione…
Si accendono i proiettori verso il muro bianco e quasi come ombre le coppie o i terzetti, a turno, mettono in scena emozioni rispetto alle difficoltà d’inserimento in una realtà che cambia con loro.
Una ragazza cede alla tensione. Ma alla fine di tutto coglie l’occasione per riprovare, aiutata dal suo gruppo, a rappresentare la scena, ed è una chiusura dolce, riuscita.
Tutti in cerchio, contro la luce, al termine, per passarsi un saluto con un gesto intenso e col corpo, assieme ai pochi adulti presenti, tutti insieme, cambiati da questa esperienza. C’è stata anche musica d’atmosfera, in sottofondo,via via. Ma la melodia essenziale è stata creata dalle interazioni: non potremo mai più reincontrarci , con Samir, Vlora, Celeste, Jona, Mirko, Ida, Paolo, Miki, Noemi, Nicolò, Michela, Armeida, Giacomo, Simone e Ilaria, senza ripensare, senza riprovare ciò che abbiamo sentito, profondissimamente con loro. Non potremo più guardarci senza scambiare un saluto di profonda intesa, anche senza parole.
Tutto ciò non sarebbe stato possibile, se non ci fosse stato letto questo libro, animato così proficuamente da Daniela Carucci, condotta qui a Ne da Barbara Schiaffino, della Rivista Nazionale Andersen, persona che i nostri ragazzi hanno la fortuna di rivedere, tramite la Biblioteca, ormai da anni, e in relazione con Roberta Canu, del Goethe-Institut Genua, che ha proprio la mission di promuovere l’incontro e lo scambio tra Italia e Germania; in collegamento con l’editore Feltrinelli di Milano, che ha inviato Michela Pistarino, responsabile dei Progetti Scuole.
QUESTE PRESENZE SONO PREZIOSE PER QUESTO TERRITORIO D’ENTROTERRA, UN PO’ NASCOSTO E ABBARBICATO TRA LE COLLINE E LE BASSE MONTAGNE LIGURI DI LEVANTE…
Il Preside Norbert Kunkler, dell’Istituto Comprensivo di Cogorno (nel quale hanno sede le Scuole e le Biblioteche in rete), in sintonia tematica, a sua volta ha anche abbracciato l’Assessore del Comune di Ne, Giuseppe Nobile, che ha partecipato all’incontro.
Con i ragazzi le professoresse Lia Ferrari, Antonella Manzitto ed anche l’insegnante bibliotecaria Anna Garibaldi, commossa dal coinvolgimento dei giovani; il gruppo è uscito e sceso infine nella Biblioteca Scolastico Civica Hugo Plomteux; durante l’apertura, pure nel tempo libero extrascolastico, sono disponibili il libro presentato, le esposizioni di testi su viaggi e rifugiati a causa della guerra, pubblicazioni sull’integrazione e … le “Carte del viandante”, del Laboratorio Migrazioni di Genova.
Libri, incontri, esperienze che permettono di mettersi in gioco profondamente: in questa intensa giornata e tutti hanno imparato molto, come sempre quando ci si accetta davvero l’un altro, per la vita!
Note-
.Autrice del banner sull’evento (anche con gigantografia appesa davanti alla Biblioteca) è l’illustratrice e grafica
Milena Rocca.
.Per non disturbare l’esperienza con distrattori ha scattato immagini solo la fotografa Martina Panarese.







L’iniziativa è inserita in un Progetto promosso dal Mensile ANDERSEN, in cooperazione con GOETHE- INSTITUT GENUA e con FELTRINELLI Editore di Milano.Per approfondimenti sull’intero Progetto consultare il sito www.andersen.it -immagina-di-essere-in-guerra